sabato 15 maggio 2010

Scuola calcio e Piccoli amici o Primi calci, inizio di un percorso

Nell’impostazione di un’attività di scuola calcio spesso si perseguono due diversi obiettivi:
1. Svolgere un’attività motoria generale, poco incentrata sul tema e più volta ad uno sviluppo globale dell’individuo e del gruppo di bambini dai piccoli amici o primi calci, ai pulcini, esordienti, fino ai giovanissimi, allievi;
2. Svolgere un’attività mirata al perfezionamento dei fondamentali, senza considerare lo sviluppo del bambino sotto tutti gli aspetti: affettivo, cognitivo, motorio.
Ricorrere ad un tecnicismo precoce è sicuramente sconsigliato poiché per apprendere in modo preciso un gesto motorio sono necessarie molte ripetizioni, per cui risulterebbe un lavoro noioso che potrebbe portare all’abbandono dell’attività. Bisogna sempre ricordare che il bambino vuole innanzitutto divertirsi, quindi occorre usare come mezzo didattico il gioco.

Dal momento in cui il fine è insegnare a giocare, il gioco deve comprendere delle proposte mirate allo sviluppo delle capacità necessarie in questo sport.
L’apprendimento dovrebbe essere progressivo, quindi occorre che ci sia collegamento tra una tappa e quella successiva, ci vuole quindi collegamento tra scuola calcio pulcini, esordienti e le categorie successive del settore giovanile: giovanissimi, allievi.
Un principio importante è quello di arricchire il bagaglio delle mappe motorie più svariate, che aiuteranno poi l’apprendimento.
E' preferibile non insistere quindi sul perfezionamento di un gesto, ma preferibilmente proporre per ogni gesto molte varianti, in modo da formare una memoria motoria più ampia che favorisca l’apprendimento successivo.
Gli obiettivi della scuola devono far innamorare i bambini, attraverso l’attività ludica, di uno sport unico ed entusiasmante attraverso il divertimento, la gioia, l’autostima che scaturisce quando si affrontano le prime difficoltà di tipo relazionale e sportivo.
All’inizio dell’attività della scuola calcio è opportuno fare un’analisi della situazione motoria di base, che spesso risulta tragica quale risultato di una vita sedentaria ove c’è squilibrio tra apporto calorico e movimento.
Varie esperienze pratiche a contatto con i bambini e di riflesso con i genitori "dicono" che taluni sono iperprotettivi e quindi tendono a non permettere al figlio di esprimersi liberamente attraverso un’attività di movimento quale l’attività ludica della scuola calcio e del settore giovanile (pulcini, esordienti, giovanissimi, allievi), compromettendo una crescita motoria e personale.
È importante seguire il principio della "MULTILATERALITÀ" cioè proporre giochi diversi per colmare ed arricchire il deficit motorio, cercando di prediligere lo sviluppo delle capacità condizionali e coordinative che serviranno come supporto di base per l’attività con i bambini di 6/8 anni; è importante svolgere un’attività per poter attuare il cosiddetto transfer, ovvero l’utilizzo degli apprendimenti passati per la strutturazione di movimenti più elaborati e precisi.
Esistono due metodologie di insegnamento: deduttiva che si basa sulle capacità dell’insegnante ( l’istruttore mostra il gesto atletico all’allievo, l’allievo lo ripeterà più volte fino al raggiungimento del gesto atletico corretto; tutto ciò presuppone da parte dell’istruttore la conoscenza del gesto atletico corretto e la capacità di mostrarne la corretta esecuzione all’atleta ) e induttiva che si basa sulla personalità dei bambini ( l’allievo compie il gesto atletico spontaneamente, l’allenatore tramite accorgimenti tecnici ( piccole difficoltà ) ed eventualmente aggiustamenti verbali corregge tale gesto ). La scelta preferibile è di usare entrambe le capacità, privilegiando leggermente il metodo induttivo poiché è istruttivo che i bambini del settore giovanile giungano da soli alla risoluzione dei problemi ( anche se ciò avviene grazie al programma dell’istruttore ). Nel primo metodo l’allievo non compie un gesto spontaneo, ma forzato, a volte per lui innaturale, e questo lo può portare in molti casi ad errori che in futuro potrebbero essere difficili da correggere.
Nel secondo metodo l’allievo compie un gesto spontaneo, spesso scorretto; ed è qui che dovrà interviene l’abilità dell’allenatore, il quale deve essere capace di "aggiustare", tramite piccole difficoltà che sono poste all’atleta nell’esecuzione del gesto atletico, tali imperfezioni in modo da far compiere al giocatore il gesto atletico correttamente.
Sempre nel secondo metodo l’allievo è stimolato a reagire e correggere il proprio gesto, non solo secondo consigli verbali, ma a condizioni, che poi possono verificarsi anche nella realtà sportiva. Quando è necessario correggere quindi, conviene farlo sia verbalmente ( meno ), sia attraverso nuove proposte mirate, condotte in base alle risposte del gruppo, che stimolino la reattività del bambino.

L’attività della Scuola Calcio con i piccoli andrebbe programmata e attuata in forma ludica, in quanto occorre soprattutto far divertire e non far leva su una motivazione tecnica, che al momento ancora non interessa: apprendimento e divertimento dovrebbero coincidere.
La programmazione dell’attività Scuola Calcio dovrebbe essere annuale, suddivisa in tappe mensili con obiettivi precisi.

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